Microclima e qualita'
dell'aria negli uffici
Autunno 1998 Anno secondo n. 3
Indice:

- Cosa dicono le leggi
- La valutazione della qualita' dell'aria e del microclima negli uffici
- Le misure di bonifica
- Bibliografia
- Patologie causate da agenti biologici e loro derivati graduati per gravita' e frequenza

Sul primo numero del gazzettino di quest'anno, e' stata pubblicata la denuncia di un lavoratore che spiegava come una pessima qualita' dell'aria e un microclima inadeguato negli uffici possono provocare, a lungo andare, vere e proprie malattie professionali. Nel nostro territorio, fortemente caratterizzato dalla presenza di sedi impiegatizie sia private che pubbliche, non si puo' sottovalutare questo fattore di rischio.

Le condizioni microclimatiche (temperatura, umidita', velocita' dell'aria) rivestono particolare importanza in tutti i luoghi di lavoro.
Il benessere da questo punto di vista dipende sia dalle modalita' con cui viene svolto il lavoro, sia dal luogo di lavoro in senso stretto (struttura edilizia, sistemi di riscaldamento e/o condizionamento) sia dal rapporto tra questi parametri e l'attivita' che in questi luoghi viene svolta (attivita' fisica del lavoratore, macchine e strumenti utilizzati, ecc.). I parametri ottimali variano in funzione della stagione.
Le condizioni microclimatiche negli uffici in genere non provocano ripercussioni immediate sulla salute. La letteratura della medicina del Lavoro pero' riporta il rischio, raro ma da non sottovalutare, di una vera epidemia, denominata sick-building syndrome, che colpisce la maggioranza degli addetti in una determinata realta' lavorativa con sintomi non specifici, ma ripetuti, non riconducibili a uno specifico agente di rischio. Le manifestazioni piu' comuni sono l'irritazione delle vie aeree e degli occhi, irritazioni cutanee, disturbi nervosi come il mal di testa, la nausea, la sonnolenza, l'irritabilita'.
Strettamente collegato al problema del microclima e' quello della qualita' dell'aria, ossia del suo ricambio nonche' della presenza di inquinanti (tipico problema e' quello del fumo passivo, cui accenneremo piu' avanti). Impianti di condizionamento maltenuti possono causare malattie dovute a organismi patogeni.
In queste situazioni possono verificarsi casi gravi di ipersuscettibilita' (allergie) e bisogna tenere nel dovuto conto i rischi da agenti patogeni per la gravidanza.
La cattiva qualita' dell'aria e/o del microclima sono causa di situazioni poco confortevoli che possono rappresentare un ulteriore motivo di stress, specie in relazione ad altri fattori di rischio ampiamente presenti in queste situazioni (lavoro parcellizzato e poco creativo, richiesta di ritmi di lavoro eccessivo, conflittualita' con i superiori, open space, ecc...)

COSA DICONO LE LEGGI

Il riferimento principale e' rimasto il Dpr 303/56, cosi' come modificato dal Dlgs 626/94 e dal Dlgs 242/96. Riportiamo qui di seguito i testi piu' interessanti con alcune spiegazioni.

'Nei luoghi di lavoro chiusi e' necessario far si' che tenendo conto dei metodi di lavoro e degli sforzi fisici ai quali sono sottoposti i lavoratori, essi dispongano di aria salubre in quantita' sufficiente anche ottenuta con impianti di aerazione'.
Il ricambio d'aria deve essere ottenuto mediante superfici apribili (aerazione naturale), secondo quanto previsto dai regolamenti locali di igiene edilizia. Qualora l'aerazione naturale sia insufficiente, si deve disporre di un sistema di parziale e sufficiente immissione di aria dall'esterno, adeguatamente trattata, secondo le norme di buona tecnica (vedi Linee guida delle regioni).

'Se viene utilizzato un impianto di aerazione, esso deve essere sempre mantenuto funzionante. Ogni eventuale guasto deve essere segnalato da un sistema di controllo, quando cio' sia necessario per salvaguardare la salute dei lavoratori'.

'Se sono utilizzati impianti di condizionamento dell'aria o di ventilazione meccanica, essi devono funzionare in modo che i lavoratori non siano esposti a correnti fastidiose'.

'Qualsiasi sedimento o sporcizia che potrebbe comportare un pericolo immediato per la salute dei lavoratori dovuto all'inquinamento dell'aria respirata, deve essere eliminato rapidamente'.

Gli impianti di condizionamento sono, a volte, fonte di inquinamento:
- quando riprendono l'aria da zone inquinate, per esempio da gas di scarico
- quando vi si annidano agenti patogeni

'La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all'organismo umano durante il tempo di lavoro...'

'...si deve tener conto (..). del grado di umidita' e del movimento dell'aria concomitanti'

'Le finestre, i lucernari e le pareti vetrate devono essere tali da evitare un soleggiamento eccessivo dei luoghi di lavoro...'

LA VALUTAZIONE DELLA QUALITA' DELL'ARIA E DEL MICROCLIMA NEGLI UFFICI
La prima e piu' importante modalita' di valutazione di questi rischi e' la soggettivita' dei lavoratori: la sensazione di disagio (bruciore agli occhi, secchezza delle vie respiratorie, caldo, freddo, aria viziata, polverosita', spifferi d'aria ecc.) sono rilevati dai nostri sensori corporei naturalmente. La soggettivita' di ognuno puo' portare a minimizzare o a enfatizzare, ma, specie se il numero dei lavoratori che individuano un fattore di disagio e' significativo, stiamo pur sicuri che un problema esiste e che bisogna indagare sulle cause per eliminarlo o ridurlo (art.3, Dlgs. 626). Si possono effettuare misure e analisi per quantificare le sensazioni soggettive, ma, a nostro parere, queste misure devono avere soprattutto la funzione di individuare le cause e i correttivi necessari.
Si possono misurare pertanto:
- le polveri, i microinquinanti quali ossidi di zolfo e di azoto, gli idrocarburi tipici dell'inquinamento urbano, altre sostanze derivanti dal rilascio di prodotti contenuti nei mobili, nella moquette, nel fumo di sigaretta, ecc.
- la temperatura (si determina con il termometro a bulbo asciutto, poiche' pero' e' indispensabile valutare la percentuale dovuta all'irraggiamento, occorre misurare la temperatura anche con il globotermometro che ci dira' se ci sono o meno fonti di irraggiamento)
- la differenza di temperatura tra pavimento (a 10 cm.) e altezza del capo (170 cm)
- l'umidita' relativa dell'aria
- la velocita' dell'aria
- i ricambi d'aria

Per tutti questi elementi esistono dei valori consigliati o di soglia, inoltre la combinazione di piu' parametri e' stata correlata con la accettabilita' o meno delle condizioni di lavoro (temperatura effettiva, indici di Fanger). A questo proposito rimandiamo al confronto con esperti (i tecnici delle Asl, l'Rspp, ecc.).

LE MISURE DI BONIFICA
Le misure piu' comuni che permettono di eliminare o attenuare le problematiche cui abbiamo accennato sono:
- la manutenzione programmata degli impianti di condizionamento e aerazione che curi in particolare: la pulizia dei condotti dell'aria e la verifica periodica delle loro condizioni mediante ispezioni visive e fotografiche; misure di prevenzione della contaminazione da organismi patogeni e controlli periodici della loro presenza ed eventuale azione di eliminazione
- la modifica dei sistemi di diffusione e ripresa dell'aria per eliminare correnti fastidiose e per garantire un ricambio dell'aria efficiente
- la modifica del punto di presa dell'aria esterna quando si possono verificare inquinamenti dall'esterno
- l'adozione di misure adeguate a contenere i problemi di fumo passivo (aumento dei ricambi d'aria, istituzione di locali attrezzati e adeguatamente ventilati per fumatori, soluzioni organizzative, formazione volta a sensibilizzare e a evitare di fumare in luoghi inadatti, ecc.)
- l'adozione di adeguate schermature alle finestre (veneziane regolabili), che possono tra l'altro risolvere alcuni problemi di corretta illuminazione. Le misure di bonifica, anche realizzate con una corretta manutenzione, sono da evidenziare nel documento di valutazione dei rischi, unitamente alle scadenze che devono essere rispettate.

Bibliografia
- S. Cantoni, N. Canciani: 'La nocivita' negli uffici' - Edizioni Lavoro.
- N. Magnavita: 'Vivere in ufficio' - Edizioni Lavoro.
- A cura del Coordinamento delle regioni e delle province autonome: 'Linee guida per l'applicazione del Dlgs.626/94' - - Norma Uni 10339
- Atti del 53° congresso nazionale della Societa' italiana di medicina del lavoro e igiene industriale, volume I: 'La salute nel lavoro di ufficio'

PATOLOGIE CAUSATE DA AGENTI BIOLOGICI E LORO DERIVATI
GRADUATI PER GRAVITA' E FREQUENZA

PATOLOGIE
CAUSE
.
Virus
Batteri e endotossine
Funghi
Pollini
Acari
Altri artropodi
Forfora ed escreti animali
Gravita' (a)
Frequenza (b)
Otite
X
.
X
X
X
X
X
2
4
Polmonite
X
X
X
.
.
.
.
2-5
2
Asma
X
.
X
X
X
X
X
2-5
3
Alveolite
.
X
X
.
.
X
X
3-5
2
Febbre da umidificatore
X
.
.
.
.
.
.
2-4
1-2
Aspergillosi broncopolmonare
.
.
X
.
.
.
.
2-5
1
Dermatite da contatto
.
X
X
X
X
X
X
1-4
2-3
Eczema atopico
.
.
X
X
X
X
X
1-4
3-4
Orticaria
.
.
X
X
X
X
X
1-4
2-3
Micotossicosi
.
.
X
.
.
.
.
1-4
1

(a): 1 = banale, 2 = interferente, 3 = limitante, 4 = invalidante, 5 = grave/mortale
(b): 1 = rara, 2 = bassa, 3 = media, 4 = comune

Fonte: Organizzazione mondiale della Sanita', 1989

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