SUSANNA CANTONI
Un'indagine che fa parte di un progetto piu' ampio,
promosso dalla regione Lombardia
e al quale ha aderito l'Asl Citta' di Milano,
sull'applicazione del titolo I del 626
Primavera estate 2000 Anno quarto n.1
D. In cosa consiste questo progetto?

R. Si vuol in primo luogo andare a verificare sia quale tipo d'organizzazione si sono date le aziende per realizzare la prevenzione dei danni da lavoro, sia l'efficacia di questo tipo d'organizzazione vedendo se e' stato istituito il servizio di prevenzione e protezione, se e' stato nominato il medico competente e se queste figure collaborano tra loro e hanno un'incidenza sulla vita aziendale. Occorre verificare se il datore di lavoro valorizza le loro competenze e se chi si occupa di prevenzione riesce a interloquire con dirigenti e preposti, con l'Rls e a orientare l'organizzazione del lavoro. C'e' un capitolo sulla valutazione dei rischi: se e' coerente e completa, rispetto alla realta' aziendale, ma soprattutto se e' uno strumento adatto ad integrare il concetto di prevenzione in quello di produzione. Poi ci sono alcuni capitoli specifici dedicati all'informazione e formazione dei lavoratori e uno dedicato all'Rls, in cui ci si interroga se ci sono o non ci sono, (nel caso delle piccole imprese si parla di Rlst) e se hanno modo di espletare i loro compiti e funzioni . D. A che punto e' l'indagine che sta conducendo l'Asl sull'applicazione del 626. R. Il progetto monitoraggio 626, avviato a meta' '99, ha richiesto un momento di formazione per gli operatori perche' e' la prima volta che si va a indagare non tanto l'efficienza/sicurezza delle macchine e degli impianti, quanto l'efficacia del sistema organizzativo aziendale. E da quest'autunno si e' partiti operativamente, con le indagini rivolte in questa fase soprattutto a grandi aziende pubbliche e private, perche' questo era l'input regionale. L'impressione e' che almeno nelle grandi aziende gli adempimenti formali siano stati ottemperati, ma siamo ancora lontani dal raggiungimento di quegli obiettivi che il 626 si pone. È un'applicazione che ancora non incide nella organizzazione aziendale. Ci sono difetti peculiari, specifici: il rapporto con l'Rls e' pressoche' inesistente, inoltre l'integrazione delle competenze tra il servizio Spp e il Mc e' molto lacunoso e la capacita' di modificare le scelte aziendali, innescate dal processo di valutazione dei rischi, e' ancora molto al di la' da venire; la stessa capacita' di utilizzare il lavoro svolto da Rspp e Mc da parte del datore di lavoro e' scarsa.

D. Focalizziamo un po' lo stato degli Rls, come li vedete?

R. Prima di tutto c'e' un problema di quantita', gli Rls presenti sono ancora pochi, non parliamo degli Rlst che sono ancora per noi pressoche' inesistenti Nelle aziende pubbliche, per esempio alle Poste o in Comune non troviamo Rls, c'e' una resistenza enorme a eleggerli o a designarli. Dovrebbe essere il sindacato a impegnarsi di piu' per incentivare l'effettiva presenza di queste figure. Storicamente nella mia esperienza, i rappresentanti dei lavoratori hanno svolto un ruolo importante sia nella fase d'indagine, soprattutto per la ricostruzione delle modalita' di svolgere le diverse operazioni del ciclo lavorativo, sia in quella propositiva circa le soluzioni migliorative Un altro problema e' la preparazione. È anche un difetto nostro, chi ha fatto un po' di corsi di formazione, ha mirato a dare una grande infarinatura tecnica sui rischi (rumore, amianto, polveri), si ma e' curato forse poco l'aspetto del come esercitare il ruolo di Rls; di fornire strumenti per prima capire e poi saper esercitare il ruolo: strumenti di comunicazione, di rapporto da una parte con i lavoratori, dall'altra con la dirigenza. Fondamentalmente gli Rls si riducono a segnalarci i problemi in maniera generica, spesso neanche i piu' importanti e questo vuol dire che non sono ancora capaci di esercitare a pieno il proprio ruolo, di fare da filtro alle richieste dei lavoratori e comunque di saper individuare, saper gestire, i problemi piu' importanti.. Una delle chiamate piu' frequenti e' per denunciare la mancata partecipazione alla riunione periodica o alla consultazione per il piano di prevenzione. Vuol dire che manca una capacita' di esercitare il ruolo che la legge stessa assegna all'Rls. Credo che in questo possiamo unire le forze sia sindacato che organo di vigilanza per contribuire a dare una formazione migliore che permetta agli Rls di risolvere i problemi piu' spiccioli, chiamandoci in causa solo quando i rapporti si sono completamente interrotti o quando ci sono problemi gravi da risolvere, che richiedono uno specifico apporto tecnico. Ci aspettiamo poi una miglior capacita' di contribuire a individuare prima e a convalidare poi, le scelte di bonifica di prevenzione. Questa funzione e' secondo me essenziale. Forse vanno ripresi e rivisitati i 'vecchi' concetti di gruppo omogeneo, di non delega, di validazione consensuale alla luce del 626.

D. In una situazione d'emarginazione dell'Rls, di non consultazione, di non coinvolgimento nel sistema aziendale di prevenzione come interviene l'Asl?

R In qualche caso sanzioni e prescrizioni ne abbiamo fatte: casi di mancata convocazione della riunione periodica, mancata informazione o attivazione preventiva dell'Rls. Molto spesso pero' ci troviamo di fronte a casi 'border line' dove le cose sono fatte in maniera solo formale, percio' non siamo in grado di sanzionare, ma solamente di dare indicazioni. Cerchiamo di dire alle aziende che usar bene gli Rls puo' portare a un arricchimento del documento di valutazione dei rischi, potrebbe consentire una miglior definizione degli interventi di bonifica necessari, in altre parole cerchiamo di convincere le aziende a comprendere come sia conveniente costruire un consenso sociale attorno alle scelte. Detto questo noi usciamo dall'azienda e poi tutto rimane come prima se gli Rls non riprendono l'iniziativa su questi problemi, magari anche con l'aiuto dell'organo di vigilanza. Nelle piccole aziende poi non troviamo interlocutori, non sappiamo a chi rivolgerci. Quando noi entriamo c'e' il vuoto totale e invece qui andrebbero fatti degli investimenti grandissimi. Ben venga un rapporto con gli Rlst che ci permetta di collaborare e utilizzare questa risorsa molto importante.

D. Oltre al monitoraggio quali altre priorita' stanno emergendo o state affrontando?

R. Il 1999 e' stato per noi un anno di trasformazione: da sei unita' operative autonome, siamo passati a un servizio articolato in sei unita' operative distrettuali, abbiamo puntato sull'omogeneizzazione e standardizzazione delle procedure, e sulla definizione di progetti seguendo le indicazioni del piano sanitario nazionale e il progetto obiettivo regionale, ma tenendo conto della peculiarita' milanese. Il primo progetto sul quale abbiamo concentrato la nostra attenzione e al quale abbiamo dato priorita' e' il progetto edilizia che e' finalizzato a incrementare la vigilanza con due obiettivi: la prevenzione, in particolare delle cadute dall'alto, e degli infortuni gravi provocati da macchine utensili. Accanto alla vigilanza, che e' aumentata fino a controllare quasi il 5% di tutti i cantieri e oltre il 10% dei cantieri 'notificati' (quelli piu' pericolosi), stiamo aumentando i nostri interventi nel campo della formazione. Un sottoprogetto edilizia e' mirato invece a far emergere le malattie professionali, i rischi per la salute in lavoratori che hanno anche questo grosso problema, non solo quello degli infortuni. Puntiamo quindi a far estendere, in questo settore, la sorveglianza sanitaria. Abbiamo un progetto amianto che c'impegna moltissimo perche' a Milano abbiamo circa un migliaio di cantieri di bonifica l'anno. Qui i controlli raggiungono il 25%. Inoltre siamo attivati su un progetto ospedali, dove affronteremo prioritariamente tre argomenti: organizzazione della prevenzione, piani e gestione delle emergenze delle apparecchiature e degli impianti..Abbiamo altri progetti meno strutturati e meno avviati su scuole, settore dei trasporti, uffici.

D. Il progetto obiettivo fornendo nuove risorse potra' destinarle di piu' alla prevenzione, alla informazione

R. Abbiamo incrementato moltissimo l'attivita' su questi aspetti promozionali o preventivi in senso lato, incrementata l'attivita' di formazione sia generale sia specifica per l'edilizia con l'Esem, abbiamo dedicato sforzi grandi ad esempio aprendo sportelli informativi (quesiti e aiuti agli utenti sia imprenditori sia lavoratori sia Rspp. del Mc.) su come applicare meglio le norme e sviluppare al meglio la prevenzione nelle aziende. Dato che non ce la faremo mai a vigilare su tutto puntiamo molto sul far crescere le forze interne alle aziende. Abbiamo puntato anche sul comunicare informazioni, realizzato un bollettino 'Buon lavoro' di cui sono usciti i primi due numeri con un inserto sull'edilizia 'In cantiere', partecipato a convegni organizzati o da noi o da sindacati, imprenditori, ecc. Prevediamo un grande sviluppo di quest'attivita', proseguiremo su questa strada. Controllo e promozione della prevenzione sono due funzioni che devono essere espletate insieme per ottenere maggior risultato.

D. Come funziona lo sportello, ha un numero unico o sono i numeri tradizionali delle unita' operative:

R. Sono i numeri tradizionali, risponde un impiegato che fa da filtro e risponde alle richieste d'informazioni piu' semplici, eventualmente si passa la domanda ai tecnici, se occorre si prosegue con un appuntamento.

D. Se avesse una bacchetta magica…

R. Vorrei vedere dei cambiamenti nell'edilizia. Non e' piu' accettabile che si cada dai ponteggi, dalle scale o lavorando sui tetti di esterni. A fronte di soluzioni semplici tutto e' vanificato da un'organizzazione del lavoro, all'insegna dei ritmi sostenuti, e della ricerca di guadagno facile; tutto questo comporta per noi una frustrazione continua. Stiamo provando in tutti i modi, aumentando la vigilanza, aumentando la formazione, ma sembra di svuotare il mare con un cucchiaino; questa frammentazione del lavoro in imprese artigianali, spesso costituite dal solo titolare, il lavoro nero e il subappalto sono nefasti ai fini della sicurezza. Per il resto se avessi la bacchetta magica cercherei di elevare il generale livello culturale sulla prevenzione: si tratta di un processo di per se' gia' molto lento che trova, per di piu', forti ostacoli in coloro, e sono molti, che vogliono un modello di sviluppo economico senza troppe regole, anche se queste riguardano la salute e la vita delle persone.

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